Progetto educativo

 

Indice

1 Educazione alla Fede


2 Dimensione educativo -culturale

3 Esperienza associativa

4 Dimensione vocazionale

 

 

PEPS – CFP SALUZZO

Il progetto educativo-pastorale si articola in quattro dimensioni, che tengono presenti le diversità culturali e territoriali e che orientano a definire l’identità del giovane nella Chiesa e nella società di oggi.

1.DIMENSIONE DELL’EDUCAZIONE ALLA FEDE

La proposta educativo-pastorale viene tradotta in esperienze ed attività care alla tradizione salesiana:

  • incontri giornalieri di animazione (“Buongiorno” ovvero una buona parola di accoglienza), un tempo di preghiera e lettura della vita;
  • nel corso dell’anno formativo è offerta la possibilità agli allievi e ai formatori del CFP di vivere esperienze di carattere formativo-spirituale, per la crescita nella fede e la verifica della propria vita alla luce del messaggio cristiano;
  • fedeli a quanto don Bosco visse con i ragazzi ospitati a Valdocco, il CFP propone momenti di preghiera e di celebrazione. Anche gli alunni appartenenti ad altre confessioni cristiane o ad altre religioni possono partecipare a tali momenti come occasioni d’integrazione culturale e di conoscenza della tradizione religiosa della nazione in cui vivono;
  • tempi di aggregazione e di festa come occasioni di riconoscimento e di educazione alla corresponsabilità;.
  • I giovani che frequentano il CFP sono spesso attratti dall’ambiente familiare che incontrano. Riteniamo un valore il fatto che i formatori/educatori siano disponibili all’incontro personale con gli allievi. Tenuto conto delle diverse fasi dell’età evolutiva degli alunni, gli educatori offrono spazi e tempi adatti per l’incontro personale con gli allievi, per un confronto sul cammino di ciascuno.

2.DIMENSIONE EDUCATIVO-CULTURALE

  • assicurare la formazione alla professionalità, dove i giovani sono coinvolti in un processo di educazione integrale in cui, oltre alle competenze relative al lavoro, apprendono i diritti e i doveri di cittadinanza attiva; sperimentano comportamenti sociali improntati alla collaborazione, alla responsabilità individuale e alla solidarietà; accrescono le proprie conoscenze culturali; strutturano la propria identità per integrarsi nel tessuto sociale e civile.
  • le dinamiche di insegnamento/apprendimento sono innestate su una solida base educativa, con un’attenzione continua e critica ai fenomeni della cultura, del mondo del lavoro e della comunicazione sociale; si offre un’impostazione attenta all’orientamento, per favorire nei giovani consapevolezza sul loro progetto di vita. Essi vengono aiutati a maturare una visione del lavoro inteso non unicamente come compito da svolgere nell’organizzazione sociale, ma come espressione di sé, autorealizzazione, luogo di relazioni interpersonali e sociali, di contributo della persona al miglioramento del mondo in cui vive e opera.
  • Il CFP di Saluzzo è anche impegnato a favorire la cultura e lo scambio di esperienze transnazionali tra i giovani per maturare in loro la consapevolezza di “cittadinanza dell’Unione europea” e la crescita nella prospettiva di uno sviluppo solidale per tutti e di ciascuno.

3.DIMENSIONE DELL’ESPERIENZA ASSOCIATIVA

  • La persona sviluppa le proprie potenzialità vivendo con gli altri in un indispensabile rapporto di età e di generazione, che fa crescere i ragazzi. Nel CFP si cerca di sperimentare un’educazione fondata sull’accoglienza delle reciproche diversità e sul valore della «fraternità», dove ciascuno è impegnato a mettersi a servizio degli altri.
  • Nelle classi si vivono le possibili dinamiche che si incontrano nel quotidiano: la dimensione del gruppo diventa quindi vero «laboratorio» e palestra, aiutando a costruire strumenti interpretativi della realtà e a sperimentare modalità di partecipazione, educa a una cittadinanza responsabile. I formatori si impegnano a creare nei giovani una coscienza orientata verso valori della pace, della non-violenza, della gestione efficace dei conflitti, affinché il dialogo ed il confronto con ciò che è diverso da noi diventi forza promotrice di fratellanza universale. Tali proposte sono mirate a creare nei giovani il senso di appartenenza alla propria comunità.
 

4.DIMENSIONE VOCAZIONALE

  • L’accompagnamento dei giovani alla scoperta della propria vocazione si fonda innanzitutto sulla conoscenza, condivisione e assunzione consapevole della “Carta di identità della Formazione professionale, del progetto educativo del Cfp, che ha nel «Sistema Preventivo» di Don Bosco il proprio fondamento. A tal proposito direttrice, coordinatrice e tutti i formatori cercano di seguire personalmente (oppure in gruppo) i giovani, con particolare attenzione a quelli che manifestano maggiore sensibilità a proposte culturali e di fede.
  • Attenzione si pone anche all’inclusione dei giovani con bisogni educativi speciali attraverso l’attivazione di una didattica personalizzata, per attivare in tutti la consapevolezza dell’importanza dei talenti e del mutuo aiuto, come dimensione della «vocazione al servizio» che un domani ciascun allievo/a potrà spendere nel proprio contesto di riferimento

 

 

Don Bosco è stato un prete e un educatore dell’Ottocento. Ha inaugurato con e per i giovani un’esperienza spirituale che ancora oggi continua con fedeltà creativa.
La Formazione Professionale Salesiana rende attuale il metodo educativo di Don Bosco: il Sistema Preventivo. Al centro della propria azione: la cura del singolo ragazzo, la vicinanza, la presenza e l’accompagnamento formativo nelle diverse fasi del suo cammino di crescita. È una “scuola” per tutti, che accoglie ogni ragazzo e ragazza nel punto in cui la sua libertà si trova.

Ogni casa salesiana, ogni Centro di Formazione Professionale è per i giovani: casa che accoglie, forma e ascolta, scuola che avvia alla vita e laboratorio per incontrarsi tra amici e vivere in allegria. Ogni casa di Don Bosco ha come obiettivo l’educazione umana e cristiana dei giovani, “per formare onesti cittadini e buoni cristiani”, capaci di assumere le loro responsabilità nella società e nella Chiesa. A questo fine sono orientate tutte le attività: culturali, religiose, professionali e ricreative.
Don Bosco era convinto che l’opera educativa richiedesse l’azione del maggior numero possibile di collaboratori. Per questo è necessario che giovani, genitori, educatori e collaboratori condividano lo stesso stile di vita.